Successo al Verdi per Lucrezia Borgia di G. Donizetti con un ottimo cast sul palcoscenico.
Brilla il Gennaro per Stefan Pop che debutta nel ruolo. Si conferma una grande interprete Carmela Remigio nel ruolo in titolo.
La biografia di Lucrezia Borgia, lascia subito di stucco: visse 39 anni, fu figlia, moglie e nuora di Papa Alessandro Borgia, ebbe tre mariti (di cui uno assassinato), molti amanti, nove figli, di cui uno illegittimo, avuto dal padre o dal fratello. La tradizione la vuole bellissima, corrotta e perversa, appassionata frequentatrice di orge nei palazzi del Vaticano… Ma forse Lucrezia fu, più semplicemente, una vittima della corruzione di certe corti rinascimentali e delle mire ambiziose dei suoi familiari, che la considerarono pura merce di scambio, uno strumento per ottenere potere e nuove ricchezze; forse lei non ebbe la possibilità o la forza di sottrarsi a tutto ciò.
Nell’opera di G. Donizetti è Felice Romani a portare in versi il soggetto omonimo dalla tragedia di Victor Hugo. Donizetti scrisse due finali per quest’opera, il primo del 1833, in cui affida la fine dell’opera al soprano, un secondo del 1840, a cui cambiò l’ultima aria scrivendone una nuova per il tenore.
Al Teatro Verdi di Trieste viene portata in scena la prima versione del 1833, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste in coproduzione con la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Teatri di Piacenza e la Fondazione Ravenna Manifestazioni, con la regia di Andrea Bernard, le scene di Alberto Beltrame e i costumi di Elena Beccaro.
L’opera in sé offre molti spunti teatrali, vuoi per la trama, vuoi per l’ambientazione Rinascimentale ed i risvolti psicologici. Andrea Bernard e Andrea Beltrame in questa messa in scena spogliano il palcoscenico, lasciando l’essenziale in cui sono i protagonisti con le loro movenze, anche troppe ed eccessive in alcuni momenti, a reggere l’azione e la scena sul palcoscenico. Anche la protagonista Lucrezia Borgia viene proposta come una donna più umana, capace di sentimenti, anziché la donna spietata, sanguinaria e avvelenatrice dipinta nei secoli. Diremo una visione Rinascimentale più sobria e meno cruda delle solite, dove emerge la donna madre amorevole ma consapevole delle sue colpe.
In quest’opera sono molti i personaggi e quasi tutti potremmo definirli protagonisti, ma tutto si muove principalmente attorno a quattro di loro: Lucrezia Borgia , interpretata da Carmela Remigio, Gennaro, interpretato da Stefan Pop, Don Alfonso, interpretato da Dongho Kim, Maffio Orsini, personaggio en travesti interpretato da Cecilia Molinari.
Carmela Remigio infonde enfasi profonda alla recitazione, portando sulla scena una Lucrezia dal carattere forte; brillano i suoi acuti disseminati nella partitura donizettiana per poi sprofondare in un registro grave corposo e ben controllato che ben sottolinea la psicologia e la drammaticità del momento.
Spavaldo e brillante Stefan Pop nel suo Gennaro. La sua voce è ad un livello ottimale per questo repertorio e per questo ruolo, non facile per un tenore, perché canta molto spesso su note di passaggio. La sua interpretazione è ben a fuoco ed ha un’ottima sintonia con i suoi compagni di palcoscenico. Brilla sugli acuti sempre ben proiettati e controlla vocalmente ogni singola parola ottenendo un perfetto connubio con la dizione. Molto bene quindi, finalmente un tenore che non delude le aspettative.
Anche il Don Alfonso affidato a Dongho Kim è ben strutturato. Voce profonda ma incisiva incarna il “quarto” marito di Lucrezia con la giusta freddezza e austerità. Forse poteva osare di più in qualche momento, ma ne esce vincente ugualmente.
Maffio Orsini è invece interpretato dal mezzosoprano Cecilia Molinari. La voce è gradevole quando si trova nelle parti soliste, ma purtroppo nei concertati non arriva del tutto. Dalla sua però dobbiamo affermare che ha buon gusto e un buon fraseggio, e risolve felicemente il suo ruolo en travesti.
Bene nel complesso gli altri artisti sul palcoscenico ad iniziare da Dario Giorgelè nei panni di Ascanio Petrucci; Motoharu Takei nel ruolo di Jeppo; Rustem Eminov, Don Apostolo Gazella; Andrea Schifaudo, Rustighello; Dax Velenich, Oloferno Vitellozzo; Gubetta, Giuliano Pelizon.
Completano il cast: Giovanni Palumbo, Astolfo/Una voce da dentro; Roberto Miani, un Coppiere/un Usciere.
La direzione d’orchestra è affidata al maestro Roberto Gianola a cui vanno le lodi per aver saputo proporre con fedeltà la partitura di Donizetti ed essere stato il collante tra buca e palcoscenico. Belli e preziosi i respiri e le attese sapute creare in alcuni momenti che hanno maggiormente impresso drammaticità alla partitura. Ottima l’Orchestra del Teatro Verdi.
Anche se sono passati 150 anni dall’ultima messa in scena di Lucrezia Borgia a Trieste, si può dire che quando si trovano voci giuste è un’opera che meriterebbe più spazio nei cartelloni, e speriamo di poterla ascoltare maggiormente in futuro.
Salvatore Margarone
La recensione si riferisce alla recita del 25 Gennaio 2020.
Photo©FabioParenzan
Teatro Verdi di Trieste – Stagione lirica e balletto 2019/20
LUCREZIA BORGIA
Melodramma in un prologo e due atti dal libretto di Felice Romani
Musica di Gaetano Donizetti
Lucrezia Borgia Carmela Remigio
Don Alfonso Dongho Kim
Gennaro Stefan Pop
Maffio Orsini Cecilia Molinari
Jeppo Liverotto Motoharu Takei
Don Apostolo Gazella Rustem Eminov
Ascanio Petrucci Dario Giorgelè
Oloferno Vitellozzo Dax Velenich
Gubetta Giuliano Pelizon
Rustighello Andrea Schifaudo
Astolfo/Una voce da dentro Giovanni Palumbo
Un coppiere/Un usciere Roberto Miani
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Direttore Roberto Gianola
Maestro del coro Francesca Tosi
Regia Andrea Bernard
Scene Alberto Beltrame
Costumi Elena Beccaro
Coreografie e movimenti scenici Marta Negrini
Luci Marco Alba
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
in coproduzione con la Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo,
la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Teatri di Piacenza
e la Fondazione Ravenna Manifestazioni